martedì 1 maggio 2018

Vivere bene

L'etica è “vivere bene”. Potrei fermarmi qui, perché con queste due parole ho già detto tutto, ma voglio essere più esplicito: “vivere” esprime la sopravvivenza o il “principio di conservazione”, mentre “bene” esprime l'aspirazione dell'uomo verso il progresso o il “principio di massimo benessere”. In queste due parole c'è anche il loro equilibrio. “Bene” qualifica l'azione “vivere” e, nel contempo, “vivere” è condizione necessaria per “vivere bene”.
È un principio così ovvio che non si dice, nessuno lo cita, nessuna scuola lo insegna. Ma, a furia di non dirlo, ci si dimentica anche di metterlo in pratica.
La nostra cultura dominante, infatti, puntando al benessere si dimentica spesso del “vivere”, tanto che siamo in una crisi demografica forse irreversibile, e usa con irritante disinvoltura il concetto di “ricchezza” al posto di “bene”. La religione cattolica, insieme a quasi tutte le culture “tradizionali”, al contrario, spinge verso la sopravvivenza a tutti i costi scordando l'importanza della qualità della vita.
Vivere, all'infinito è impersonale. Può essere coniugato al singolare “vivo” o al plurale “viviamo”. Al singolare indica l'etica personale, al plurale l'etica sociale.
Dal punto di vista matematico, la vita si costruisce come un integrale sul tempo di infiniti momenti presenti
La qualità di una vita vissuta si misura quindi con l'integrale nel tempo, fra nascita e morte, della qualità dei momenti presenti.
Il tempo è quindi la base sulla quale si costruisce l'altezza (o la bassezza) dei rettangoli di vita. Non basta avere il tempo, quindi come non basta avere le risorse per vivere bene. Tempo senza risorse o risorse senza tempo non valgono niente.
Per vivere bene, bisogna cercare di rendere più lunghi e alti possibile tutti i momenti presenti di cui è fatta la vita: rendere più piacevole possibile una domenica mattina, rendere più lungo possibile un momento di gioia … e, viceversa, rendere più corti possibile i momenti in cui il benessere diventa negativo e lascia il posto al malessere.
Passiamo al plurale, ovvero all'etica sociale. Ogni società è una somma di uomini e, introducendo il principio di uguaglianza per il quale tutti hanno lo stesso diritto a vivere bene, il “vivere bene” sociale diventa semplicemente la soma di quelli individuali:

Un'azione è buona se fa vivere meglio o, detto in termini matematici, se in conseguenza di essa, B aumenta.
Ecco, ho detto tutto. In estrema sintesi questa è l'etica e, ora che la conoscete, potrete, finalmente, vivere felici.

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