mercoledì 31 gennaio 2018

Cross di Capoterra, manifestazioni sportive e ruolo degli enti locali.

Quando, 3 anni fa, stavamo organizzando la quarta edizione del cross, incontrai per la prima volta il sindaco di Capoterra, Francesco Dessì, e chiarii subito che non ero venuto a chiedergli dei favori ma collaborazione per raggiungere obiettivi comuni come la salute pubblica, la promozione del territorio e la socializzazione. Mi guardò in modo strano ma credo che avesse afferrato il concetto. Altri, in comuni limitrofi, invece sembra che non abbiano capito dove sia l'interesse pubblico e cosa sia la collaborazione per cui ora, alle parole aggiungo le figure: ecco qualche immagine della sesta edizione del cross che si è svolta domenica scorsa (foto di Francesca Erbì, Arnaldo Aru, Benedetto Deriu e Luca Maini).

Parlavo di salute pubblica:
943 atleti

di cui 64 ultrasessantenni


293 bimbi fra i 6 e gli 11 anni
393 donne
Promozione del territorio:



Socializzazione:
1500-2000 presenze


1 km di sorrisi

Dovrebbe essere ovvio che manifestazioni come questa fanno bene alla gente e al territorio e quindi, altrettanto ovvio che gli enti locali dovrebbero sostenerle.
Caro ente pubblico, ti preoccupa la sicurezza? Fai bene, ma sei tu che gestisci il territorio, che hai i piani di emergenza e i mezzi per attuarli e che quindi, a seconda delle presenze attese, mi dovresti dire dove parcheggiare le auto, quali sono le vie di fuga, dove montare i gazebo; dovresti mettere a disposizione mezzi antincendio, personale per la sicurezza ecc.. Questo dovrebbe succedere. È così difficile da capire e da attuare?
Quando, al contrario, invece di collaborare si ostacola l'organizzazione, quando ci si preoccupa solo di scaricare le responsabilità e si pretende di avere tutte le 12 magiche carte che scaricano l'ufficio da ogni minima responsabilità prima di togliere una sola pietra dal percorso, quando si schierano perfino i barracelli per impedire l'accesso ai parcheggi il giorno della gara solo perché manca una “P” sulla mappa creando, oltre al disagio, un rischio REALE d'incidente, allora viene un senso di profonda nausea e di amarezza nei confronti delle istituzioni responsabili di questi atteggiamenti ostili che fa passare la voglia di organizzare altri eventi come questo, con tutte le conseguenze negative in termini di salute pubblica, socializzazione e promozione del territorio che ne deriverebbero. 
Ma sono fiducioso che, guardando queste immagini, anche gli impiegati mentalmente più rigidi riescano a capire da che parte sta l'interesse pubblico; altrimenti, sta a noi cittadini ed elettori pretenderlo e cacciarli a voti nel sedere.
Giusto per completezza d'informazione: l'iscrizione costava da 1 a 2 euro a seconda delle categorie e copriva esclusivamente le tasse federali. I contributi pubblici sono stati pari a 0. La manifestazione è stata organizzata solo grazie ai contributi di tanti piccoli sponsor e a tantissimo lavoro volontario, ripagato con tanti sorrisi e con la soddisfazione di aver fatto qualcosa di davvero grande, bello e utile. Pura passione e senso di responsabilità sociale, valori che, in certi uffici, non sanno neanche cosa siano. 

giovedì 18 gennaio 2018

Il terribile flagello dei gazebo volanti – prima parte

Ieri sono andato al comune di A. per richiedere l'uso dei parcheggi per la gara, pronto (anzi quasi desideroso) di chiarimenti in merito alle richieste che ci avevano fatto per l'autorizzazione alla manifestazione.
La discussione è durata quasi un'ora ed è stata piuttosto accesa. Il geom. S. ha difeso in modo accorato il modus operandi suo, dell'ufficio e del suo responsabile, il geom. B.: “seguire la legge il più fedelmente possibile in modo da non avere assolutamente nessuna responsabilità in caso di incidente”
Mi ha garantito che non c'è niente di personale o campanilistico nelle richieste fatte a noi; riservano lo stesso trattamento a tutti. A dimostrazione di ciò, mi ha mostrato lo spessore dei faldoni relativi ad altre manifestazioni organizzate in territorio comunale. Mi ha, inoltre, assicurato che non si divertono a farlo ma è il loro dovere e che hanno sempre collaborato con le società per aiutarle ad ottemperare alle adempienze di legge. La sostanza del problema però resta. “Lo dice la circolare Gabrielli, nostro malgrado siamo costretti a seguirla”. Se ciò fosse vero, mi toccherebbe puntare il dito più in alto. Sostituite Geom. B con Dir. G e quindi quanto segue è per G … ma davvero G. ha menzionato i gazebo volanti? Per non sbagliare ancora, diciamo che le considerazioni che seguono sono per chiunque abbia ideato e imposto la regolamentazione assurda a cui farò riferimento.
Mi hanno scritto che mi lamenterei delle richieste del comune di A. per l'autorizzazione alla manifestazione che stiamo organizzando perché sarei allergico al rispetto delle regole. Non sono allergico alle regole ma certe regole, semplicemente, non ci avrebbero permesso di fare la manifestazione. In realtà un prurito mi è venuto ma gli allergeni a cui sono sensibile sono la stupidità, la prepotenza e il pubblico che va contro l'interesse pubblico. Potrebbe essere quello? Boh, vediamo un esempio.
    4) Eventuale Gazebo. Occorre produrre tutta la documentazione relativa ai gazebo, il loro corretto montaggio e ancoraggio.”
Questo è il quarto dei 12 punti a cui avremmo dovuto provvedere per avere l'autorizzazione a svolgere la gara, senza la quale non avremmo potuto neanche iniziare i lavori di preparazione del percorso perché la protezione civile ci avrebbe bloccato, come, del resto, ha fatto.
Cosa avrei dovuto fare in pratica? La manifestazione avrebbe dovuto svolgersi all'aperto, in un posto privo di costruzioni. I gazebo sarebbero stati essenziali per riparare da eventuale pioggia la postazione dei delegati FIDAL con il computer per le iscrizioni, il ristoro, l'impianto audio, … L'associazione Misericordia di C. ce ne avrebbe offerto e montato uno, un amico ne avrebbe tirato uno giù dalla soffitta, i ragazzi del ristoro sarebbero venuti col loro e poi ci sarebbero stati i gazebo che le società si portano per coprire le borse in caso di pioggia. Avranno la documentazione relativa? E cos'è la documentazione relativa al montaggio? Le istruzioni o il diploma di un ingegnere edile qualificato? E quella relativa all'ancoraggio? Non so neanche cosa sia e se esista documentazione di questo tipo. In pratica, solo per risolvere uno dei 12 punti, avrei dovuto perdere un mucchio di tempo per chiedere documentazioni, informazioni, normativa … e difficilmente ne sarei venuto a capo. Da qui, la caduta delle braccia, la constatazione dell'impossibilità di svolgere la manifestazione a quelle condizioni e quindi la rinuncia.
Ma qual'è la sostanza del punto 4? La sicurezza dicono. In sostanza non possiamo fare correre la gente finché non abbiamo dimostrato di poterla proteggere dai pericoli arrecati da eventuali gazebo volanti.
Ammesso che un mucchio di carte nel nostro faldone avesse ridotto tale pericolo, quante persone avrebbe salvato? Quante persone sono morte in Italia negli ultimi 20 anni, colpite da un gazebo volante non adeguatamente ancorato? Non ho trovato statistiche a riguardo; ad occhio e croce io direi nessuno ma forse qualche caso terribilmente sfortunato, causato, per esempio, da una tromba d'aria, potrebbe essere capitato. Quante persone sono morte invece in Italia negli ultimi 20 anni per cause direttamente legate alla sedentarietà? A tale riguardo, esistono invece valutazioni molto autorevoli1 e fatte proprie dall'OMS che affermano che i morti sarebbero circa un milione di cui circa 500 solo fra gli abitanti di A. e altri 500 fra quelli di C. Una vera strage!
Allora, impedire alle persone di correre per proteggerle dai gazebo volanti è una buona idea o è un'idea terribilmente stupida?
Ecco che mi è tornato quel fastidioso prurito …

  1. I-Min Lee et al., Impact of Physical Inactivity on the World’s Major Non-Communicable Diseases, Lancet. 2012 Jul 21; 380: 219–229

domenica 14 gennaio 2018

Tana liberi tutti!

Ostacoli burocratici (non balle di paglia ma di materia genitale) mi hanno costretto, per non finire ucciso, morto di noia davanti alla porta di un ufficio, a spostare il circuito del cross in territorio amico.
E, allora, circuito nuovo di zecca, disegnato, a mano libera, a forma di Sardegna. Si parte in Gallura e ci si infila, quasi subito, nel greto di un torrente, dove si trova la sabbia delle spiagge della costa settentrionale. Poi un ripido strappo porta alla curva “Stintino” dove si imbocca la superstrada Carlo Felice per tornare veloci verso sud, fino ad un nuovo strappo mozzafiato sulle alture del Sulcis-iglesiente. Curva “Teulada” e discesa a picco. L'ostacolo più difficile si troverà in corrispondenza del paese di A., dove una doppia curva secca interrompe la ripida discesa costringendo a fermarsi a compilare dodici moduli per non essere bloccati da barracelli a forma di pino. A Villasimius si gira e dopo essere passati per l'agrumeto di Muravera si imbocca la nuova SS 125 per tornare veloci, in leggera salita, verso il traguardo. Si passa dal “via” per iniziare un nuovo giro.
Strappi anaerobici, acidi lattici, discese a picco, sabbie mobili … insomma ci sarà da divertirsi!
Mentre il cercatore, dopo aver contato fino a venti, sta appostato con occhio vigile e timbri mortiferi vicino al vecchio circuito, noi, nascosti a piede libero, in territorio amico, abbiamo concepito a mente libera e disegnato a mano libera un nuovo circuito. Ora possiamo uscire dal nascondiglio e correre a perdifiato. Tana liberi tutti!
Il solerte cercatore è ancora lì, appostato, ad aspettarci. Qualcuno gli dica che il gioco è finito!

sabato 6 gennaio 2018

Un paese al contrario


Nelle fotine in fondo, riporto il documento contenente le richieste del comune di A. per poter concedere l'autorizzazione alla manifestazione di corsa campestre che stiamo organizzando.
Fra mille altre cose, dai punti 5 e 12 e N.B. 1, per esempio, si evince che il tavolino usato dal delegato FIDAL per le iscrizioni dovrà essere in materiale certificato ignifugo e ancorato al terreno con opportuna modalità studiata con simulazioni fluidodinamiche e approvata da studio specializzato e qualificato e tutto ciò presentato in formato DWF con firma digitale e verificato dal servizio SPT prima di cominciare a togliere il primo sasso dal percorso.
Se la comunicazione presentata da B. avesse validità, sarebbe praticamente impossibile realizzare la manifestazione. Per fortuna, il geom. B., nella foga di terminare la sua opera d'autorità ha apposto il timbro al contrario, con la Regia Corona Asseminese indegnamente rovesciata per terra.
Possibile che un impiegato così scrupoloso nell'enumerare tutte le eventualità non avesse ancorato il foglio al tavolo con debita perizia tecnica e un soffio di vento abbia arrecato danno al documento comunale girandolo proprio nel momento in cui egli calava il braccio con decisa pertinacia? Non si saprà mai. Comunque sia, tutto il castello di carte crolla e, rileggendo il documento nel verso del timbro, con la corona volta in SU, l'autorizzazione è rilasciata, il comune metterà a disposizione il servizio di Protezione Civile e Barracellare per aiutarci nella preparazione e messa in sicurezza del campo di gara; se ci sarà un uragano si annullerà la manifestazione ma se soffierà vento si legheranno i gazebo agli alberi, come si è sempre fatto e tutti correranno felici e contenti. 

p.s. Nella realtà, il cross verrà fatto su un percorso nuovo, interamente nel territorio di C. e A. sarà finalmente liberata dal flagello di centinaia bambini che corrono felicemente nel suo territorio


giovedì 4 gennaio 2018

Non siete a casa vostra

Dall'alto si vedono fumi in lontananza; ci sono quelli di chi brucia qualcosa in giardino e quelli degli impianti di riciclaggio. Gli ulivi sono potati per fare legna e ogni tanto sparisce un albero secolare. Non tanto lontano si sentono gli spari dei cacciatori. Il solerte responsabile della protezione civile di A. però non può andare a verificare perché è impegnato per tutta la mattinata a controllare che nessuno passi il rastrellino o il decespugliatore nel tracciato in cui, per la sesta volta, vorremmo organizzare la gara di corsa campestre. Siamo noi i veri delinquenti che pretendono di lavorare gratis per organizzare una manifestazione sportiva che porta un migliaio di atleti dai sei agli ottanta anni a correre nella natura. Devono fermarci. Valorizzeremmo il territorio e la salute pubblica trarrebbe giovamento dalla manifestazione ma non siamo a casa nostra ci dice il Geom. B.. La manifestazione è un campionato regionale e verranno atleti da tutta l'isola ma non importa. Il territorio è di A. e noi siamo di C.. La cura del tracciato non procurerebbe nessun danno all'ambiente, anzi, sarebbe un'operazione di pulizia. Però, prima di potere cominciare a togliere un sasso, vogliono sapere chi saranno gli addetti all'ambulanza, vedere i loro certificati, sapere dove finiranno le feci degli atleti ... Quando gli daremo queste informazioni forse, dopo averle attentamente analizzate e verificate, ci daranno l'autorizzazione, toglieranno il solerte controllore e, se non sarà troppo tardi, potremo cominciare i lavori ma probabilmente ci diranno che manca qualcos'altro, la marca della carta igienica o la certificazione asl per il ristoro o chissà cosa, finché sarà troppo tardi. 
Non siamo a casa nostra ma neanche a casa sua, caro B.. Siamo in luogo pubblico; lei dovrebbe curare l'interesse pubblico che però è un'altra cosa. È tutt'altra cosa.

mercoledì 3 gennaio 2018

50 ragioni per fare sport – 14. Perché correre è divertente.

Le condizioni meteo sono ideali: calma di vento, neanche una nuvola e 18 gradi. In casa, intendo. Fuori c'è Thor, Caronte o il Grande Sciacquone; bufere, bombe d'acqua, tzunami di calore e ho anche un dolorino.
Insomma, non ho voglia di uscire a correre.
Perché esco lo stesso?
Sarebbe comodo usare lo stesso senso del dovere che mi fa andare al lavoro anche quando è grigio e manca la voglia ma sarebbe sbagliato. Il senso del dovere devo tenerlo per le cose importanti che il mio è stretto e a tirarlo da una parte manca dalle altre.
Bisogna pensare al divertimento. Quello immediato del volo che ad ogni passo di corsa ci solleva in aria o ci fa planare nelle discese a rotta di collo; quello di balzare per evitare pozzanghere o per saltarci dentro; quello di infilarsi nei sentieri sconosciuti del livello 2.0. Se non bastasse, si può pensare anche al divertimento futuro, immaginando che finendo il quadro accederemo al livello 3.0 dove troveremo quella maledetta discesa verso Faenza o la lotta per un podio con i migliori atleti di categoria. Anche se mancasse il divertimento immediato, infatti, un po' di sofferenza è utile a migliorarsi e divertirsi di più in futuro. Bisogna essere consapevoli di ciò ma anche stare attenti che la sofferenza non prenda il sopravvento sul divertimento.
Non deve essere il “senso del dovere” che ci fa correre, perché quello, prima o poi, finisce. Dev'essere il divertimento o, almeno, la prospettiva di divertimento futuro; non in paradiso, intendiamoci, ma in un futuro vicino, quasi tangibile e seguirne l'odore con l'acquolina in bocca.

lunedì 1 gennaio 2018

ECCESSI

Dopo le feste i canditi mi escono dalle orecchie e le calorie spingono sull'ombelico. Questo senso di eccesso è peggiorato dal gusto dolciastro delle centinaia di messaggi, tutti belli in sé ma troppi, tutti uguali, fino alla nausea.
Ho bisogno di liberarmi. Le calorie le posso usare per correre o per costruire finalmente le basi per un ventre autorevole. Restano le briciole, i canditi e tutte quelle lettere A, U, G, U, R e I da riciclare. AI GURU RUGA GUARÌ, GIURA! Non ha senso. GIRI GARA ... ecco questi servono per il cross ma tutte quelle U avanzano e mi stanno nauseando … GIÙ RAGÙ, GIÙ RAGÙ ... basta … mi viene da vomitare!
AUUUUUUH … aspetta … UUUUUUGH … un altro conato … UUUUUUUR … I.
Ecco, ora sto meglio. Buon 2018!