2017 Un anno “primo”
è finito con tutto ciò che comporta in termini di divisibilità in
fattori. Non so se l'indivisibilità centri ma qualcosa mi è
successo. È come se sia stato investito da un vagone. Non è crisi
di mezz'età, è la mezz'età che mi si è buttata addosso.
Ho mangiato fino ad avere
mal di pancia. Quando troppo buono accumulato diventa doloroso
eccesso, si capisce l'importanza dell'equilibrio. Questa è la
lezione del natale e ogni anno fa bene ricordarla perché si tende a
buttarsi sempre nelle stesse direzioni che siano il lavoro, i soldi,
lo sport, la birra o le parole crociate.
Sotto l'albero ho
lasciato solo qualche “buono trasporto Cagliari-Capoterra su auto
di marca tedesca”. Sembra poco ma l'anno prossimo o quello dopo
varranno più di un bitcoin, in quanto, al contrario di quest'ultimo
che è pieno di vuoto, contengono l'affetto di un padre e
corrispondono ad un servizio reale e a tempo fisico.
Un anno “primo” ma
non ultimo. Un altro seguirà e promette bene. C'è davvero ragione
di essere ottimisti, perché l'anno nuovo avrà la primavera, me lo
sento.
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