martedì 3 ottobre 2017

Professionalità


“Vorrei solo che fosse chiaro che questo caos che vedete è il mio metodo di lavoro e non mancanza di metodo”.
ASD. Io sono Associato, Sportivo e Dilettantistico nel profondo. La passione e il divertimento sono il mio motore. Quando però si tratta di gestire un corso per bambini, bisogna essere (e possibilmente anche apparire) professionali. Si lavora a gratis ma non alla cazzo. Flessibilità e disponibilità sui dettagli, passione come motore ma regole precise sulle cose importanti, sicurezza in primis.
Professionalità vuol dire avere fatto il corso per l'utilizzo del defibrillatore ma anche ricordarsi la sigla del corso: BLS-D, ho dovuto controllare, che se sbagli la sigla puoi salvare lo stesso la vita ma fai un'impressione peggiore che se non hai fatto il corso.
Vuol dire specificare che la bottiglia d'acqua dev'essere liscia e da mezzo litro che se è ruvida o da un litro fa troppo male sulla testa. Specificare che le calze per la palestra devono essere antiscivolo omettendo di precisare “e senza buchi”.
Vuol dire fare giardinaggio per sistemare la buca del salto in lungo estirpando col rastrello carote e rape che ci stanno crescendo e, subito dopo, pulire i cessi prima che ci entrino i ragazzi e ripulirli dopo che sono usciti visto che lo scarico non funziona. Vuol dire andare dall'assessore a parlare di sciacquoni invece che del futuro dello sport nel paese.
Vuol dire sapere quali sono i propri limiti tecnici e farli conoscere ai genitori; se sei istruttore fai l'istruttore il meglio possibile e non l'imitazione dell'allenatore che, può essere bella da vedere ma, alla lunga, viene fuori il bluff e i danni ai ragazzi.
Vuol dire accettare la concorrenza come stimolo per migliorare e diventare ancora più professionali. Non rinunciare, in nessun caso, alle regole del rispetto e della lealtà anche nei confronti di chi non le rispetta. L'educazione allo sport, infatti, è anche educazione al confronto con gli altri, al rispetto delle regole e dei concorrenti (mai “avversari”), al riconoscimento della dignità della sconfitta quando conseguita nonostante l'impegno, al rispetto e alla valorizzazione delle diversità … tutte facoltà troppo spesso dimenticate in un mondo che esalta il “successo” come unico risultato possibile. Chi non applica queste regole nel confronto quotidiano con gli altri, anche se concorrenti, non potrà mai insegnare ai ragazzi i veri valori dello sport. Anche questa è professionalità, imprescindibile, al pari di quella tecnica.
Professionalità quindi, vuol dire investire un sacco di tempo, di lavoro, fatica e anche ingoiare qualche rospo pur di tenere alta la testa. 
E poi arrivano loro, Cristian, Eleonora, Alessia, Alessandro, Danila e Lorena e capisci che
finché ci saranno loro, ne varrà la pena e pensi solo a divertirti e a farli divertire.

Nessun commento:

Posta un commento