martedì 31 ottobre 2017

Challenge Forte Village – Alex Zanardi

Foto di Claudia Lazzara
Al triathlon del Forte Village, ho avuto l'onore di fare da “apripista” in bici per Alex Zanardi nella frazione di corsa. Devo stargli davanti alla distanza giusta perché trovi strada libera quando passa con la sedia a rotelle. Siccome la sua velocità varia moltissimo con la pendenza, devo guardarmi continuamente alle spalle per sapere dov'è. Fischio e urlo in continuazione ai malcapitati concorrenti che intralciano il nostro incedere veloce: “stai a destra! Keep the right!” “Arriva Zanardi! A wheelchair is coming!” Lungo la prima discesa mi sorprende con la sua velocità e me lo trovo quasi appiccicato dietro. Accelero per dargli strada e passiamo in mezzo al ristoro a 40km/h; temo la strage ma va tutto liscio. La discesa finisce con una curva a gomito a sinistra. Mentre guido la bici, fischio, guardo avanti e indietro e mi sbraccio per segnalare ad Alex la curva. Passata la curva, sento stridere i freni, mi giro e lo vedo spuntare sano e salvo. Mi tranquillizzo, forse sopravviveremo. Ha corso per anni in formula uno e 40 km/h nel circuito di Santa Margherita non dovrebbero spaventarlo. 200 metri dopo c'è una nuova breve discesa e un'altra curva a gomito a sinistra. Questa volta, sono più rilassato e segnalo la curva con meno vigore. Sento stridere i freni, mi giro e lo vedo sparire fra i cespugli. … non faccio in tempo a svenire che rispunta sano e salvo. Non faccio in tempo a tornare indietro che si è già rimesso in strada. “Tutto a posto, sono di gomma!” Grande Alex! Al secondo giro ho preso confidenza col mio compito e comincio a divertirmi e sentirmi partecipe della sua impresa. Ammiro la grinta con cui spinge in salita e la precisione delle traiettorie che nelle curve gli fanno sfiorare il margine della carreggiata. Anche io ho preso la misura e tutto viene più facile. Alla funzione di “apripista” e di “guida” aggiungo anche la funzione “incita ad incitare”, con un gesto in su delle mani a stimolare un applauso dal pubblico e poi indietro ad indicare lui, il grande Alex.
Siamo arrivati. Mi fermo fuori dal campo. L'onore e il pubblico sono per lui. Con 1h09, abbiamo fatto il miglior tempo nella mezza!
Aspetto che finiscano le interviste per presentarmi: “sono stato il tuo apripista, com'è andata?” “Sei stato un grande! Vi siete divertiti quando sono caduto?” Chiede con tono scherzoso. Quello davvero grande sei tu, vorrei dirgli ma è già andato via.
Quando capita un incidente che toglie qualcosa, si può vivere una vita minore oppure cambiare direzione e tirare fuori il meglio di sé con ciò che resta. Senz'altro, Zanardi ha scelto questa seconda strada. Penso anche ad un mio collega, Andrea, che da quando una malattia gli ha tolto la vista, ha tirato fuori doti di ironia, intelligenza e capacità relazionali che quando era “contabile” restavano nascoste nei cassetti della scrivania o in famiglia; “sto vivendo il miglior periodo della mia vita” afferma ora con orgoglio.
Dovremmo imparare da loro a considerare i problemi, anche quelli grossi che ci tolgono qualcosa d'importante, come stimolo per fare il meglio possibile con ciò che ci resta.
Anch'io, col mio piccolo handicap non posso certo lamentarmi di ciò che mi offre ora la vita. Ho le gambe, cazzo, e la vista. Accompagnare altri atleti o fare l'istruttore, mi costringe poi a tirare fuori doti relazionali che, da vecchio orso, non pensavo di avere superando, all'occasione, anche il limite vertiginoso delle 200 parole pronunciate in un solo giorno.
200 parole al giorno sono sufficienti per esprimere tutte le cose sensate, originali o utili per sopravvivere che un uomo di intelligenza normale come me può concepire in 24 ore. Chi ne pronuncia di più sta chiacchierando. ... al diavolo ... e che chiacchiera sia! Grazie Alex!

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