lunedì 24 luglio 2017

Eppur mi muovo!

Dato che ho una patologia cardiaca, in attesa di accertamenti ho smesso di allenarmi davvero.
Dato che sono due mesi che non mi alleno, sono bastati due saltelli per mostrare un esercizio ai miei “allievi”, che mi è venuto un mezzo colpo della strega (naturalmente, ho fatto finta di niente).
Dato che ho il mal di schiena, di notte fatico a dormire.
Dato che dormo poco, la stanchezza si accumula e mi fa passare la voglia.
Una catena di eventi che potrei tirare per azionare il grande sciacquone degli eventi che tutto porta via …
Eppur mi muovo!

Dalla spiaggia di Scivu, bellissima ma affollata, dove giacevo spiaggiato vittima della catena degli eventi, ho deciso di alzarmi per fare due passi. Arrivato a fine spiaggia provo a superare le prime rocce a piedi nudi e, con passo titubante, fingendo indifferenza di fronte al dolore, raggiungo presto un'altra spiaggia. Ricalcolo. Attraverso la spiaggia e in fondo vedo un sentierino che sale per superare uno sperone di roccia. Decido di provare a vedere se riesco a percorrerlo a piedi nudi. Ci riesco e, quasi, mi diverte. Ricalcolo. Al di là, all'inizio della terza spiaggia c'è ancora gente ma non sono tanti; non posso fermarmi, devo sapere cosa c'è più in là. Ecco la meraviglia: da qui in avanti comincia una serie di spiagge bellissime e deserte inframezzate da brevi tratti rocciosi. In più di 2 chilometri, nonostante sia il 23 luglio, ho incrociato solo un gruppetto di 3 donne che passeggiavano beate.
La signorina tom-tom, che mi segue anche quando indosso solo uno slip, continua a ripetermi: “ricalcolo” prima con sicurezza, poi impaurita e infine rassegnata. Si è persa e questo è segno di libertà.
Ormai gli attraversamenti rocciosi non mi sembrano più ostacoli ma stimoli a proseguire.
Non tutti apprezzano le sensazioni forti delle rocce sotto i piedi. La pianta del piede è come un palato, ricchissima di recettori sensoriali. Ogni masso è una sorpresa. Ci sono quelli piccanti, quelli dolci, caldi o freschi a seconda del materiale e del colore. È un mondo e capisco l'entusiasmo di chi l'ha scoperto, come il lattante che, assaggiando per la prima volta cibo saporito, fa prima una smorfia, poi un radioso sorriso per aver scoperto un mondo nuovo. Poi, oltre le rocce, c'è la sabbia fine che fa “scivu scivu” quando ci si cammina sopra trascinando i piedi e poi la sabbia bagnata, fresca e poi un'altra portata di rocce, queste quasi lisce, dolci come un dessert. Finalmente raggiungo la lunghissima spiaggia di piscinas. Sono cotto dal sole. In fondo ad un altro chilometro di deserto, si vede un mucchietto di ombrelloni colorati. Indugio un attimo. Forse qualcuno mi aspetta e finalmente ascolto quella voce che insisteva da un'ora: “appena possibile, fare inversione a u”. Un tuffo e ritorno.
Al rientro decido di correre sulle spiagge ritrovando la bellissima sensazione di rimbalzare fra gli schizzi del bagnasciuga e di tuffarmi in acqua ad ogni spiaggia, per completezza.

“Non esiste “lieto fine”. L'equilibrio perfetto, stabile, si raggiunge solo sul letto di morte. Intanto, se non vogliamo sdraiarci anzitempo sul sudario, dobbiamo muoverci, cercare posti nuovi, nuove persone o nuove sostanze che ci sorprendano e le troveremo solo uscendo dalla pancia della gaussiana, dalle istruzioni della signorina tom-tom o dalle ricette dei libri di cucina” (Stocasticismo)
Ecco fatto.

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