mercoledì 21 giugno 2017

Paziente

Introspezione; per l'analisi della mia interiorità, servono tecniche di visualizzazione molto avanzate. Dopo le onde acustiche dell'ecodoppler, per vedere ulteriori dettagli del cuore, mi hanno prescritto una NMR. In pratica, si viene immersi in un fortissimo campo magnetico rotante che induce la rotazione dello spin dei protoni all'interno dei tessuti sotto osservazione. Si tratta dello stesso principio per cui, quando lo stimolo irritante si ripete in risonanza con il giramento delle palle, i genitali cominciano a ruotare vorticosamente (su wikipedia fanno l'esempio dell'altalena ma è meno appropriato, in quanto trattasi di movimento rotatorio). Per accedere a questa tecnologia avanzatissima, bisogna passare dal sistema sanitario ed è qui che l'esempio riportato sopra appare ancor più calzante.
Per prenotare la visita, telefono al centro unico prenotazioni (CUP) dove, dopo 5 chiamate, riesco a parlare con una gentile signora, la quale mi informa che quell'esame specifico si prenota chiamando direttamente l'ospedale. Mi dà due numeri di telefono. Al primo, risponde la voce stridula di un FAX con cui non mi trattengo molto a lungo in conversazione. Al secondo, dopo una lunga attesa, risponde una persona umana che mi dà un terzo numero. Dopo alcune chiamate, finalmente mi rispondono. “No guardi, dovrebbe chiamare direttamente in reparto. Le do il numero”. Chiamo il reparto. “No, deve chiamare lo 070 …., è l'ufficio che gestisce le prenotazioni” “è il numero che ho appena chiamato e da cui mi hanno dato il suo numero” “riprovi”. Richiamo il numero precedente. “Sono ancora io. Dal reparto mi hanno detto che il numero per le prenotazioni è questo” “No guardi, questo è il centralino a cui la chiamata è stata ridiretta perché il numero del servizio prenotazioni non è più attivo” “ah” “eh, sa, la sanità è allo sbando” “... questo dovevo dirlo io! … mi ruba le battute?” “Provi a richiamare in reparto e gli spieghi quello che le ho detto”. Richiamo il reparto. “No, guardi, le prenotazioni si fanno al numero che le ho dato” “ne è sicura?” “Sicurissima. Forse stasera l'ufficio è chiuso, riprovi domani”. Proverò a richiamarli domattina.
La mattina dopo provo a richiamare ma non risponde nessuno.
E la mattina dopo.
E la settimana dopo.

Sono un paziente del resto e aspetto. Mi viene da cantare la bellissima “waiting room” dei Fugazi. “totatatan tatatita tum” il giro di basso entra in perfetta risonanza magnetica col giramento di coglioni. Poi parte la voce: “I'm a patient boy, I wait, I wait, I wait, I wait”

E la settimana dopo.

Dopo oltre un mese, capisco che qualcosa non va e decido di andarci di persona. Magari sono morti tutti e nessuno se ne è accorto.
Prendo un caffè e un cannolo al bar e seguendo le frecce gialle che mi guidano lungo un divertente labirinto, raggiungo il mitico ufficio CUP dell'ospedale Brotzu. Allora esiste! E non c'è puzza di cadavere; sono tutti vivi! Perché, allora, non rispondono mai al telefono? Dopo una ventina di minuti di fila, gestita alla grande da un modernissimo sistema “elimina code” arriva il mio turno, allo sportello 1.
“Mi tolga una curiosità. Se vi dovessi contattare telefonicamente, che numero dovrei fare?”
“Guardi …” Si gira con le braccia allargate come a spaziare tutto l'ampio ufficio “vede telefoni?”
Seguo con gli occhi spalancati dallo stupore il movimento delle sue braccia. Ecco perché non rispondeva nessuno! Chiarito il mistero: sulle 10 scrivanie dei 6 sportelli dell'ufficio CUP del Brotzu non c'è neanche un telefono. Siamo alla modernità 2.0. Pare che il buon vecchio Meucci abbia inventato un apparecchio che permetterebbe alle persone di non fare 30 km in auto solo per parlare con qualcuno … sono passati solo 150 anni: ci arriveremo. Certo che ci arriveremo. Basta essere pazienti.
“totatatan tatatita tum tum tum”
A proposito: l'esame è fissato per il 17 maggio 2018.
“I wait, I wait, I wait, I wait”.

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