domenica 7 maggio 2017

Maratona in due ore

Lo sport è bello e avvincente quando c'è competizione, che sia contro gli altri atleti, contro il tempo, le condizioni esterne o contro il proprio corpo.
Gli atleti avversari non c'erano perché il suo era un tentativo di record e non una gara.
Il tempo era alla sua mercé, legato sul tetto di un'auto, costretto ad andare al ritmo di un minuto al minuto. Non c'è stata lotta.
Il mondo esterno non era lì, era chiuso fuori; lì a Monza non c'era una molecola d'aria fuori posto o una rugosità del terreno, neanche un piccione. Nessuna lotta.
Il corpo è quella cosa che si rifiuta di fare la cacca al mattino prima di partire per poi pretendere di farla in piena gara; che spinge perentoriamente a mangiare dei gamberoni la sera prima; che protesta per le scarpe troppo strette o che, semplicemente, si stufa di correre. Lui non aveva niente di simile. Non aveva un corpo, aveva una macchina con un team di meccanici. Nessuna lotta.

Kipchoge non aveva avversari e senza avversari non si può vincere, non c'è lotta, non c'è sport.

Lo sport è un'altra cosa. Per battere il tempo, si rullino i tamburi!

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