mercoledì 19 ottobre 2016

Sardinia Ultramarathon - il prologo

Di solito, quando un koala scende dall'albero, è perché è arrivato il periodo della riproduzione. Da questo punto di vista, anche questa volta, mi andrà buca ma io sono un koala un po' anomalo, poco poco meno peloso, e sono qui anche per la festa, per riempire di vita la mia esistenza ed è quello che, con l'aiuto degli splendidi amici di Macomer, riuscirò a fare anche questa volta.

Scarpe rotte e pur bisogna andar. Sabato due giri di 10 km per il prologo. Le gambe non stanno male ma sono ancora appesantite dall'UTSS; le scarpe si stanno squarciando ma dovrebbero resistere fino all'arrivo. Dopo i primi sei o sette chilometri, brillanti come un'argenteria dimenticata in una vetrina impolverata, sono costretto a rallentare. La vaselina non basta, ci vorrebbe il sidol. Non sono più abituato ad andare veloce e, soprattutto in discesa, schiena e cosce subiscono duri colpi da 9.8 metri al secondo quadrato. Rinuncio alla gloria e punto al podio di categoria fra i vecchietti ma devo guardarmi alle spalle. Bruno mi raggiunge al termine della discesa del primo giro, in salita si lascia staccare ma sento il suo fiato sul collo. Poi, a metà del secondo giro, sempre in discesa, Flavio mi supera a grande velocità. Sono irrigidito dal mal di schiena, le mie zampette pelose non riescono ad allungarsi e non riesco a seguirlo. All'inizio dell'ultima discesa, anche Bruno mi passa a velocità doppia. Sono entrambi forti ma finora li avevo sempre superati in gara. Un incubo! Sto ancora sonnecchiando? Chi sono diventato? Forse sono ancora sull'albero e mi devo accontentare di guardare passare la vita e del terzo posto di categoria.
In compenso, a tavola, gli esercizi di masticazione e deglutizione mi vengono in aiuto e non ce n'è per nessuno. Flavio e Bruno bevono una strana bevanda trasparente. Mi avvicino, la guardo attentamente, l'annuso e i miei sospetti diventano certezza: è acqua! Pur di battermi anche domani, sono ridotti a questo! Acqua – roba da piscina – con la pecora in cappotto! Io non sono qui per dimostrare qualcosa a qualcuno, tantomeno a me stesso. Sono qui per la festa e l'acqua la bevo facendo tecnica dorso, non ora, grazie.
Dopo pranzo, con Carletto, parliamo male dei giovani d'oggi; poi mi rifugio nel bosco in cerca di silenzio ed emozioni. Ormai il sole è tramontato ma c'è una luna strapiena, gonfia di astronauti luminosi. Intrecci di rami disegnano il cielo. Quando i canti e le urla si placano capisco che hanno imbavagliato il bardo e stanno tutti lavorando con le mandibole e dirigo i miei passi incerti fra pietre e gradini invisibili verso la colonia. Un cinghiale scappa, il bardo è legato, obelix mangia; è il secondo banchetto in poche ore; sembra che sia il compleanno di Tonino, almeno questo è quello che sussurra Antioco.
Di solito, quando un koala scende dall'albero, è perché è arrivato il periodo della riproduzione. Quando scende la notte, nelle camerate dell'ex colonia ECA serpeggia il panico. Per tranquillità di tutti, trascino la mia branda nel salone davanti al camino. Dimentico di mettere il cartello di Benedetto: “atleta a riposo. Donne, ripassate in altro momento” ma, nonostante questo, nessuna passerà.

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