Questa notte mi sono svegliato prima
delle 4 con un leggero mal di pancia. Mi giro nel letto a pancia in
giù ma non prendo sonno. Nella testa girano pensieri. Decido di
alzarmi per andare in bagno a liberarmi da quei pensieri rotondi. Poi
entro nello studio, apro il computer e mi viene un'illuminazione:
affronterò quest'insonnia di petto! Chiudo il computer.
Alle 4.30 sono fuori casa, con frontale
e zainetto con dentro il “materiale obbligatorio”: riserva
idrica, torrone, pile di ricambio, telo termico, fischietto e fascia
elastica.
Quando il sentiero sbuca sulla sterrata
che sale a s'enna sa craba, spengo la frontale approfittando della
flebile luce della luna ammantata di foschia per seguire la striscia
chiara della strada, che così tutto è più bello, più
affascinante: il profilo dei monti, le luci della città ... dopo 10
metri, alla prima pietra, inciampo e mi ritrovo per terra con
abrasioni ad una mano. Mi rialzo, NON accendo la frontale e proseguo
alzando meglio i piedi.
L'alba ad ovest alle 5 e mezza del
mattino è molto sospetta: sono infatti le luci della raffineria di
Sarroch che da dietro i monti illuminano le nuvole. Quella ad est si
fa ancora aspettare. Rientro sul sentiero e riaccendo la frontale.
Noto due punti luminosi sulla strada.
Gli occhietti di un topo? Mi avvicino e il topo si alza in volo. Era
un uccellino. Tutto è confuso, illusorio. I topi diventano uccelli,
il sole è una raffineria. I profili delle pietre si appiattiscono e
tante volte prendono la punta della scarpa per farmi lo sgambetto ma
non cado più.
Finalmente, verso le 6.30, dopo una
breve parentesi di bianco e nero, arriva il technicolor: i primi
colori sembrano irreali, il cielo variopinto tinge i monti di colori
tenui. La rappresentazione del reale sembra falsata da un filtro
rosa. Poi arriva il rosso.
Il bosco si tinge di macchie,
proiezioni del disco di fuoco attraverso i rami .
Schiena e ginocchio fanno male, la
settimana di supercarico si fa sentire ma mi scappa da ridere per lo
spettacolo. La natura mi fa sopportare la stanchezza. Penso a quella
di Baunei, ancora più affascinante, che sarà con me ad incitarmi e
sostenermi fino al novantesimo chilometro.
Poco dopo le 9 sono di nuovo a casa, dopo 40 km
e quasi 5 ore di immersione totale nella natura selvaggia. Alle 11, in
ufficio, la sonnolenza comincia ad impossessarmi di me.
Insonnia?
Finalmente ti ho battuto!
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