lunedì 21 dicembre 2015

Giancarlo corre con noi


Bellissima manifestazione organizzata da amici in ricordo di Giancarlo: 9 km su un bel circuito che si aggira su e giù per il colle San Michele a Cagliari. Il freddo della mattina presto si scioglie al tepore del sole, del calore umano e delle gare dei bimbi. Io sono qui per accompagnare i bimbi della squadra, per fare le ultime iscrizioni per i miei master e per incontrare tanti amici; poi, almeno questo sarebbe il piano, dovrei correre anch'io, insieme a tutti, con Giancarlo. Il muscolo che mi aveva rallentato nel finale della mezza di Cagliari – presumibilmente un adduttore – mi farà partire: ci siamo messi d'accordo con una serie di impulsi nervosi. Mi sono però dimenticato di chiedergli che mi facesse anche arrivare.
Oggi si corre l'ultima gara dell'anno e in palio c'è anche il primo posto del campionato sociale della mia squadra, il G.S. Atletica Capoterra. Grazie all'intensa attività agonistica primaverile, compresi i 14 punti guadagnati con il massacro del passatore, avevo accumulato un vantaggio in classifica all'apparenza incolmabile. Poi, però, durante l'estate e l'autunno, con il passaggio temporaneo al triathlon ho perso, via via, terreno e ora sono ancora in testa, ma con un solo punto di vantaggio su Fabio. Oggi, in 9 chilometri, ci giochiamo tutta una stagione di sacrifici fatti per conquistare questo trofeo internazionale o, direi di più, intracomunale. Per il prestigio presidenziale, sarebbe importante che lo vincessi io. Se riuscissi, potrei anche approfittare del mio triplo ruolo di ideatore, presidente e atleta per premiarmi con mille euro per poi rinunciarci con un gesto di clamorosa generosità. Mi basterebbe terminare la gara per confermare quel punticino. Basterebbe finire questi 9 chilometri che mancano: meno di un decimo dei 100 del passatore, forse un centesimo dei chilometri corsi in gara quest'anno. Basterebbe partire piano per essere sicuro di non ledere ulteriormente l'adduttore e arrivare al traguardo.
Durante il minuto di silenzio, colgo lacrime di vera commozione scendere attorno a me, poi ecco lo sparo che uccide i miei propositi di prudenza. Il primo chilometro lo chiudo in 3'30: è il ritmo del cuore ma non quello dell'adduttore che comincia a segnalare avarie al motore. La leggera salita che chiude il primo giro, mi fa capire che devo rallentare per non rompere del tutto.
Fa male! Foto di Arnaldo Aru
Lascio sfilare a malincuore i miei soliti “rivali” che ero riuscito a staccare con una buona partenza, ma ormai è tardi, fa male. Nel punto più ripido cammino. Quando arriva la discesa riprovo a corricchiare. Ma proprio non va. La spia rossa dice “INFORTUNIO”.
Fermo a bordo strada, guardo passare le centinaia di atleti che avevo dietro e, quasi in fondo al gruppo, ecco Fabio col suo passo tranquillo; ora mi ha visto anche lui e sul viso gli si allarga un sorriso raggiante …

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