sabato 14 novembre 2015

Cronache dall'inferno - 3x2

3x2 = 6: questa è matematica. Sono numeri che però non hanno la leggerezza astratta dell'aritmetica ma sono fisici, reali, pesanti, lunghi: sono i chilometri della mia scatola di cioccolatini.
Ho fatto un patto col demone velleitario per scendere nuovamente sotto l'ora e 22 nella mezza maratona e ora devo espiare le pene previste nel girone infernale dei podisti ambiziosi: le ripetute.
Il riscaldamento mi trova con le gambe indolenzite dai 19km di montagna dell'altro ieri: comincio davvero bene, scendendo all'inferno già dolorante. Dopo una splendida cagata nel cespuglio e 2 allunghi, parto per la prima ripetuta. Le gambe non fanno troppa fatica a tenere la velocità prevista e nonostante l'andata sia in leggera salita, non sono affannato. Arrivato al livello dell'albero miliare del primo km, punto il piede con forza in terra per fare inversione senza perdere troppi secondi e riprendere subito velocità. Un ultimo strappo in salita mi costringe ad accorciare il passo ed intensificare il respiro e poi è tutta lieve discesa: posso allungare il passo senza forzare troppo e alla fine sono solo un po' stanco. 7'30 per due chilometri. Non un gran tempo ma, date le caratteristiche del percorso e la condizione attuale, va benissimo: la condanna mi imponeva di stare sotto i 7'40. Dopo 3'30 di corsetta blanda, riparto. La velocità è uguale a prima ma gambe, polmoni e cuore fanno più fatica. Le stesse identiche cose che avevo fatto solo 10 minuti prima – l'inversione, le salite, il finale – sono ora più pesanti. Questa volta, alla fine mi sento stanco e affannato. I 3 minuti di recupero non bastano più a farmi passare la sensazione di disagio dovuto all'andatura forzata. Davvero devo ripartire? Ce la farò? Non ho alternative; è ora, andiamo! Per i primi 2-300 metri le sensazioni tornano sorprendentemente buone, poi la stanchezza mi invischia i muscoli e il ritmo rallenta. Carenza di ossigeno, cuore a mille, l'affanno aumenta ma la consapevolezza di essere all'ultima mi spinge ad accelerare per recuperare il tempo perduto: sputo i polmoni sui sassi che ricoprono gli ultimi 50 metri tanto non serve più ossigeno, si va di puro lattacido. Il tempo è, al secondo, lo stesso 7'30 delle altre due ripetute, ma sono morto. È questo l'inferno?
Mentre, dopo il breve passaggio nell'aldilà, mi trascino corricchiando verso le docce lasciando attenuare lentamente dolori e affanno, sono molto soddisfatto. Sono sopravvissuto, ho fatto il mio dovere e già penso alla prossima. Per la prossima volta voglio una scatola di cioccolatini 4x2 e sarò ancora più contento.
p.s. Grazie Mariano per i cioccolatini

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