giovedì 12 marzo 2015

Gran fondo del Sulcis A/R. Non spingete, scappiamo anche noi!

R
A Pantaleo stanno arrivando gli ultimi atleti. Il clima di festa si sta scaldando sotto un bel sole primaverile. Mi dispiace ripartire ma la gloria mi aspetta a Santa Lucia.
Francesco è partito da una mezz'oretta, Nello da pochi minuti. Dopo esser stato atteso a lungo, Efisio parte coi suoi passetti regolari senza aspettare nessuno. Io provo a seguirlo cercando di sollevare le mie gambe di legno; staccarle entrambe da terra imitando un'azione di corsa è un'impresa ma si scioglieranno, ne sono certo. Checco resta indietro 50 metri. Siamo allo sbando. Come un esercito in rotta ognuno va per conto suo. Ognuno con la sua gomma da raggiungere, il suo passatore da esorcizzare, il suo divano tentacolato che lo insegue. Provo a cucire le fila col filo da imbastire. Avanti e indietro, un dritto e un rovescio. Parto con Efisio, poi aspetto Checco, poi vado a raggiungere Nello. Faccio un po' di strada con lui; finisco gli argomenti di conversazione, lui il fiato e vado avanti al mio ritmo. Poi, al dodicesimo chilometro, mi fermo ad aspettare tutti. Sono a un bivio amletico. Da una parte la grigliata allestita dai miei compagni di squadra, dall'altra polvere e fatica. Mentre aspetto, Lello è lì; per 4 volte mi ha invitato ad andare con lui a banchettare e per 4 volte ho rifiutato. Ho la gloria bucata, la devo cambiare … si può essere più stupidi?

Efisio passa e va. Poco dopo arriva Checco scortato da Agnese in mtb. È molto stanco ma sempre sorridente e deciso a continuare. Riparto anche io. Da quel punto in avanti ho deciso di non aspettare più i miei compagni d'avventura e di correre gli ultimi 13 km col mio passo. Intanto, a Pantaleo, sono finite le premiazioni e molti atleti tornano in macchina passandoci accanto. Polvere amica. Un saluto, un incoraggiamento e una passata di polvere. La polvere non fa in tempo a depositarsi che passa un'altra auto. Ma va bene così. I disagi dovuti al traffico veicolare sono una componente del passatore e tanto vale farsi il callo al naso. Le gambe girano bene, assecondando la strada. Non c'è sofferenza. Il cambio di scarpe e la passata abbondante di vaselina hanno evitato che il continuo sfregamento di parti in movimento provocasse la consunzione di tessuti epidermici con i tipici disagi associati. Non ho messo la vaselina al cervello e un po' di consunzione lì c'è. La fatica aumenta progressivamente. Cerco di non guardare la strada, ne ho già vista abbastanza. Alzo lo sguardo agli alberi alle montagne e al cielo dietro, alla ricerca di una ragione, di una motivazione valida. In lontananza mi sembra di scorgere orizzonti di gloria. Guardo meglio. Che gloria c'è in questa fuga scomposta dai fantasmi della vecchiaia? Dai tentacoli del divano? Somiglia più a l'antieroismo cantato dai gufi. Non spingete, scappiamo anche noi!

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