domenica 11 gennaio 2015

Una giornata particolare – prime luci.

“Appuntamento al campo alle 8 in punto: mi raccomando, puntuali che c'è molto da fare!”
Mi sveglio al rumore di una scarica di starnuti di Maria. Sento tutto il peso di una notte di lotta fra il bene e il male – anticorpi e virus – ma riesco ugualmente ad aprire gli occhi; guardo l'ora al telefono e sono le 8.01. Mi consolo all'idea che gli altri sono migliori di me e staranno già lavorando. La testa è pesante, come se un'enorme colata di muco avesse riempito la scatola cranica. Mi alzo, scendo in cucina e porto il beccuccio della caffettiera alla bocca, sperando in un avanzo, ma ne esce solo un rigurgito polveroso. Sbrigo le pratiche igieniche alla veloce, curando, per quanto possibile, il lato esteriore, percepibile ai sensi e lasciando a tempi migliori l'igiene intima. Oggi sarò esposto all'occhio pubblico ed esco passandomi le dita a rastrello fra i capelli cercando di abbassarne un ciuffo. Se almeno ci fosse vento non si noterebbe, ma trovo calma piatta.

Mi servono soldi. Il primo bancomat non capisce bene cosa voglio, “ho detto SOLDI!” Non serve urlare, non accetta il mio codice e mi tratta come uno straniero. Maledizione sono già in ritardo e ne devo cercare un altro. Il secondo mi tratta come il primo. Allora, con una connessione neurale che, non so come, riesce a penetrare lo strato viscoso di muco cerebrale, capisco che sto usando la carta di credito invece del bancomat. Arrivo al campo di gara alle 8 e 40, gloriosamente in ritardo. È una splendida giornata di sole, l'attività ferve e ora mi è chiaro: andrà tutto bene, nonostante me.

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