lunedì 13 ottobre 2014

Is Arenas trail running – Il gusto della vittoria



Corposo, rotondo, si accompagna con prosciutto stagionato, coppa e formaggio pecorino.
Se sai che molti atleti più forti di te non sono presenti e che anche il “te stesso” del passato ti avrebbe battuto facilmente, che gusto si prova a vincere?
Miele. È dolce, intenso e dal retrogusto durevole. Le consapevolezze menzionate qui sopra ti inibiscono l'orgasmo agonistico ma sapere che “ora e qui” sei il più forte ha comunque un buon sapore.
Al secondo chilometro, in testa ci sono tre atleti che, iscritti alla gara corta, devono fare un solo giro; li seguono, ormai a distanza, Alessandro con Magliabianca mentre io, superato Francesco, oggi un po' in affanno, li sto per raggiungere. Mi accorgo che i due davanti hanno sbagliato strada, li chiamo con un urlo e mi raggiungono quasi subito. Se non li avessi chiamati, avrei vinto più facilmente ma il gusto della vittoria sarebbe stato diverso: sempre dolciastro ma stucchevole e dal retrogusto amarognolo. I primi tre non mi hanno sentito e hanno perso 3 minuti per ritrovare il percorso senza più riuscire a recuperarli.
Bisogna avere occhio, non ci si deve distrarre. Occhio ai segni e alle trappole del terreno. Osservo i due che sono con me e vedo che faticano un po' a seguire i segni del percorso e non si trovano molto a loro agio su sabbia e aghi di pino. Alessandro lo conosco, so che è forte, Magliabianca no, ma vedo che ha un buon passo. Sulla salita ripida e sabbiosa sembra davvero brillante, io lo seguo col mio passo da salita, controllato, con lungo appoggio sul terreno e baricentro (detto anche culo) che sale senza balzi. Improvvisamente lui si mette a camminare e io, col mio passo strascicato, lo supero guadagnando un po' di terreno. Non mi lasciano andare però e, finita la salita, mi raggiungono nuovamente. Intorno all'ottavo km, in un tratto di discesa insidiosa, ripida e sabbiosa, supero Alessandro e mi butto giù sciolto e veloce. Sono di nuovo da solo e questa volta lo sarò fino all'arrivo. Poco dopo il percorso passa sulla spiaggia per 400 metri. Cerco il bagnasciuga ma è inclinato, molle e battuto dalle onde. Bisogna correre su sabbia asciutta. Un occhio al percorso, sono io che lo apro e devo scegliere le traiettorie migliori, un occhio al bellissimo mare e il terzo occhio rivolto all'indietro a guardare i concorrenti. I primi due non sono lontani e, più distante, vedo anche Francesco. Continuo a spingere e al dodicesimo chilometro, approfittando di un tratto “a bastone” all'inizio del secondo giro, controllo di nuovo la situazione. Ho almeno un minuto di vantaggio sui miei inseguitori. Vedo anche arrivare i primi della 12 km: Ho vinto anche quella! Il primo ha un paio di minuti di distacco e quindi, dopo i 3 minuti persi nello smarrimento iniziale, non mi ha recuperato quasi niente. Sto bene, so cosa mi aspetta e mi rilasso. È una bella sensazione. Nei 12 km che mancano posso godermi la bellezza dei posti e il divertimento offerto dalle innumerevoli sfumature del percorso. Devo solo stare attento a tenere un occhio sui nastri bianchi e rossi per non sbagliare strada. Al secondo passaggio sulla spiaggia, dietro di me non si vede nessuno. Comincio ad assaporare il gusto della vittoria: è energetico e analgesico e non fa sentire la fatica.
All'arrivo ho 5 minuti di vantaggio sul secondo, Francesco, anche lui a suo agio su questo tipo di terreno, che ha avuto la meglio su Alessandro e su Magliabianca che si è perso.
Premiazioni. Il gusto della vittoria, corposo e rotondo si accompagna con prosciutto stagionato, coppa e formaggio pecorino. Niente prosciutto, neanche stavolta, ma la coppa c'è. Non il salume purtroppo. O forse è meglio così. Non me l'aspettavo ma mi ha fatto piacere ricevere quell'inutile trofeo, l'ho sentito meritato e l'ho mostrato ai figli con orgoglio senile: forse sto diventando collezionista o forse solo vecchio.


Oggi, per premio, doppio riposo: un'oretta di bici su strada in pianura e una mezz'ora di nuotata tranquilla.

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