Clic!

Ecco il primo dei temibili “clic”, quello che risuona nel cervello quando scatta la connessione neurale lubrificata da un robusto cannonau e, attraversando come un brivido la spina dorsale, si trasmette con un movimento del dito, al secondo “clic”, quello del mouse, tasto sinistro, il più pericoloso. “Conferma” “invia” e in un istante l'albero dei futuri possibili si sfronda con un gran fruscìo: a terra tutte le ipotesi di ozio, grand'ozio e ozietto; su restano pochi rami, tutti in salita. Alea iacta est, il mouse è cliccato, il futuro è segnato e io con lui. Le gambe che appena prima erano piacevolmente assopite, si risvegliano piene di dolorini ansiogeni. Ma la testa non recepisce, resta lì stordita dal frastuono di quei clic, in bilico fra presente e futuro, in balia della ricombinazione neuronale che segue ogni mutazione drastica di prospettiva, con un sorriso ebete e gli occhi fissi allo schermo. E lì, profili altimetrici e immagini evocano fatica sicura, probabile sofferenza, fiatone, sudore, brividi, duro granito e io mi chiedo: “è già la terza edizione, come ho fatto a perdermi le prime due?” … profumi, spazi immensi, libertà, leggerezza … già, come ho fatto?

Contemplo l'albero dei futuri adorno di tre nuove gemme

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p.s. Dov'è finita l'ironia? L'avevo qui e non la trovo più. Qualcuno l'ha vista?