giovedì 2 maggio 2013

Allergie

Come ogni primavera, anche quest'anno è arrivata la fioritura delle graminacee, e con essa, gli occhi rossi, il naso colante e le raffiche di starnuti.
Allergico alla primavera, che brutta cosa. Sarebbe meglio essere allergici alle muffe, a quei mostriciattoli degli acari o, come i miei figli, alla scuola, o meglio, all'idea di andare a scuola (infatti appena sanno che non devono più andare, cominciano a stare meglio).



Invece io, quando sarebbe il momento di spalancare finestre e finestrini per godersi l'aria profumata e tiepida, sono costretto a chiuderli. Quando sarebbe il momento di denudarsi al sole, per sentire il gradevolissimo "tocco" dei raggi solari sulla pelle con l'aria intorno ancora fresca, sono costretto a stare chiuso in casa.
O quasi.
Ho scoperto che mentre faccio un'attività fisica intensa, l'allergia sparisce, o meglio cova, per schiudersi appena mi fermo. E allora posso correre e andare in bici: mi basta non rallentare troppo e me la cavo con un po' di moccio.

Ho scoperto anche però che un vero ciclista, appena impara ad andare senza rotelle, impara anche a smoccolare chiudendosi una narice con l'indice e soffiando 'a getto' il muco dall'altra. Io, che non ho imparato quest'arte da bambino, ogni tanto, quando sono da solo, mi esercito nella tecnica ma spesso con esiti scabrosi. E allora tengo sempre qualche fazzoletto in tasca, anche se è considerato poco dignitoso e nessun altro, ma proprio nessuno li usa. Quando mi soffio il naso in gruppo, il rumore è talmente inusuale che quasi tutti si guardano la catena pensando ad un problema meccanico. Pazienza, imparerò. Credo che tutto stia nella convinzione. Quando non sei abbastanza deciso nel soffio, il muco esce ma non si stacca e l'elasticità del materiale, gli dà un impulso di ritorno e ... va beh, questa discussione sta diventando troppo tecnica e vi risparmio la teoria della dinamica dei colloidi ... splash.

Il mio idolo - senza mani!

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